Beppe Marotta sta per diventare un nuovo dirigente dell’Inter. È questione di settimane, almeno così dicono diverse fonti. A suggellare l’imminenza di quest’arrivo ci hanno pensato gli stessi protagonisti della vicenda: prima lo stesso Marotta e poi l’AD dell’Inter Antonello hanno confermato tra le righe che all’ufficialità mancano solo le firme.
La figura di Marotta è polarizzante, nel calcio italiano. Il suo stile, sul mercato e negli affari commerciali è riconoscibile, diventato un marchio di fabbrica che gli è valso il premio di Dirigente dell’anno al World Football Summit nel 2018. Ma quali sono state le costanti dei suoi otto anni alla Juventus? Com’è riuscito, insieme al Presidente Agnelli, a creare una squadra capace di vincere sette Scudetti consecutivi?
Durante il calciomercato, il suo modus operandi è stato sempre lo stesso: fin dalla stagione 2010/11, ha cercato giocatori di tre macro-categorie. In primo luogo, Marotta ha voluto potenziare la Juve in Serie A facendo razzie dei migliori talenti italiani, da Bonucci a Bernardeschi, da Rugani a Berardi e Immobile: tutti sono gravitati attorno alla maglia bianconera. Magari non l’hanno mai indossata, ma Marotta ha messo le mani sul loro cartellino per poi rivenderlo (e generare una plusvalenza salvifica per il bilancio) e tenerlo – con clausole nel contratto o gentlemen agreement – nell’orbita Juve. Un altro caposaldo di ogni campagna acquisti di Marotta è l’arrivo a parametro zero: quest’aspetto denota la grande capacità di programmazione con cui l’ex AD juventino si muoveva anche a livello internazionale, anticipando di fatto tutti i concorrenti. L’affare migliore è stato fatto con Paul Pogba, ma in realtà all’inizio di ogni stagione la Juventus ha aggiunto un tassello a costo zero (esclusa, ovviamente, la parcella per gli agenti): Pirlo e Barzagli, Khedira e Llorente, Koman ed Emre Can. Tutti giocatori funzionali allo stile di Conte e Allegri poi, in grado di aggiungere consistenza e diventare insostituibili nello scacchiere tattico della Juve sette volte campione d’Italia. O, anche in questo caso, giocatori capaci di diventare plusvalenze enormi.
Il mercato di Marotta si distingue inoltre per la capacità di scouting internazionale, affinata con affari indigesti (leggasi Milos Krasic) ma anche in questo caso diventata un’arma imprescindibile: l’Arturo Vidal è stato un ulteriore scatto in avanti che ha permesso alla Juve di tracciare un solco rispetto a tutte le concorrenti in Serie A.
Marotta, sul mercato, non ha perso un colpo. Quando la Juventus ha solidificato la sua egemonia in Italia, Marotta ha saputo alzare il tiro e confermarsi un fuoriclasse: negli ultimi anni ha privato Napoli, Roma, Fiorentina e Inter di alcuni dei migliori giocatori: Higuain, Pjanic, Bernardeschi e Cancelo sono stati (nel caso del primo) e sono tuttora ingranaggi di una macchina pressoché perfetta, in grado di vincere tutte le partite di questa stagione, a parte due.
Ora la Juventus è un capitolo chiuso, mentre sta per scriversi l’incipit della sua avventura a tinte nerazzurre. Cosa porterà Marotta di tutto questo fardello d’esperienza all’Inter? Basterà, come ci fanno notare alcuni dei nostri ascoltatori, acquisire l’artefice del gap tra la Juve e l’Inter per colmare il gap stesso? L’ultima risposta la darà come sempre il campo. A livello commerciale, è tutta un’altra storia.
Tralasciamo da parte il CV calcistico di Marotta e ragioniamo su quelle che sono le richieste manageriali che il club nerazzurro cerca nel prossimo Chief Executive Officer o Amministratore Delegato (più il primo visto che la seconda carica è attualmente ricoperta da Antonello). L’Inter non cerca soltanto qualcuno che sia in grado di siglare contratti dal punto di vista sportivo, ma anche che sappia coadiuvare la parte business dell’azienda – quella che come referente avrebbe Antonello – a riprendere piede anche a livello commerciale sul suolo europeo e non soltanto attraverso le sponsorizzazioni cosiddette regionale garantite dalla presenza di Suning.
E qui tutto si fa ancora più interessante.
Marotta, difatti, nel periodo da amministratore delegato alla Juventus ha stretto i contratti più remunerativi della storia recente del club rilanciandola sul piano economico – ultimi quelli con CyGames e O’Sonyq, in collaborazione con Giorgio Ricci, Co-Chief Revenue Officer e Head of Global Partnerships and Corporate Revenues di Juventus -, anche e nonostante la tanto vituperata dai tifosi interisti strategia dell’autofinanziamento. Tanti sponsor in entrata in grado di aumentare le spese a disposizione per la parte sportiva generando plusvalenze monstre con giocatori non ritenuti più validi nel progetto o comunque troppo appetibili sul mercato europeo per poterli tenere fra le proprie braccia senza andare a ledere i propri conti. Una strategia adeguatissima che ha consentito alla Juventus, che comunque non ha mai avuto la possibilità di esplorare adeguatamente il mercato asiatico a livello di partnership per ovvie ragione, di essere sempre uno dei migliori club in Europa per fatturato e di poter competere anche dal punto di vista dell’appetibilità del proprio brand, l’appeal internazionale.
L’Inter a fine anno potrebbe uscire dal contratto con Pirelli dopo più di un ventennio di partnership a causa di una remunerazione non proprio da top club dell’azienda finita in mani russa e allora la presenza di un CEO/AD come Marotta, miglior manager in Europa per il 2017/18 per il World Football Summit, potrebbe garantire la presenza di un nuovo main sponsor molto più remunerativo che non sia per forza legato alla proprietà cinese, lasciandola così in grado di stringere ulteriori legami producendo Regional Sponsor sempre più ghiotti per le casse nerazzurre.
Immaginate lo scenario: invece di andare a cercare China Unicom come Main Sponsor – mero esempio, nulla di concreto – si potrebbe intavolare, grazie alla presenza del nuovo CEO, una trattativa con un altro sponsor, possibilmente europeo e che conceda una fetta di ricavi ben più ampia di quella attuale senza andare a diminuire i ricavi dei Regional.
Senza considerare, poi, che l’influsso di Suning potrebbe essere utilizzato per qualcosa di ancora più di impatto rispetto al main sponsor e vale a dire lo Sponsor Tecnico, altra nota dolente dell’Inter attuale: Marotta è già stato autore di un cambio di sponsor tecnico molto remunerativo per le casse della Juventus (175,5M € complessivi per 6 anni in confronto ai 151,8M € per 12 anni corrisposti da Nike, ndr)e potrebbe riprovarci con i nerazzurri, tentare di stanare Nike per un better deal che porti più soldi all’interno delle casse nerazzurre. Facendo così si genererebbe una situazione di ipotetico win-win: o l’Inter migliora la partnership con Nike su livelli secondi solo a Barcellona, City e PSG, oppure si potrebbe esplorare con l’aiuto del gruppo Suning il mercato asiatico e nello specifico due marchi in espansione, Li Ning e – soprattutto – Uniqlo.
Ai più questi due marchi possono non dire nulla: il primo è lo sponsor tecnico delle nazionali olimpiche cinesi e si è aperta al mercato NBA con sponsorizzazioni personali con C.J. McCollum e Dwyane Wade che ha portato al giocatore dei Miami Heat 10M $ all’anno a partire dal 2013, mentre il secondo è l’azienda che de facto ha strappato Roger Federer e il marchio RF a Nike ricoprendolo di soldi, ancora di più di quanto già non facesse il marchio americano con un contratto da 300M $ complessivi in 10 anni. Uniqlo fattura più di 30 miliardi di euro all’anno ed è in continua crescita tanto che si sta espandendo con store situati in tutto il mondo di cui uno di prossima apertura in Italia. Dove? Esattamente in Piazza Cordusio a Milano, notizia divulgata dalla società giapponese nel mese di settembre con l’inaugurazione che arriverà il 6 aprile del 2019. Nulla di più di una mera insinuazione da parte di chi scrive, ma con Marotta che siglò il contratto con Adidas due anni prima dell’effettivo inizio dello stesso, lo stesso potrebbe accadere in futuro.
Nessuno vuole far cambiare pensieri circa la propria etica, nessuno mira a portare dalla propria parte nessuno, però una cosa è certa: a livello aziendale ci sono delle scelte che esulano dalle logiche di appartenenza ai colori e che devono essere prese per il bene della società, ancor prima che per il bene della squadra in sé. E Marotta è oggettivamente un manager che rappresenterebbe un asset incredibile per la dirigenza nerazzurra.