Nei giorni scorsi è stata fatta un’analisi – sommaria invero – di quanto Handanovic sia un portiere fra i migliori al mondo sulla base dei clean sheet messi a referto in stagione: il dato, seppur interessante è oggettivamente parziale e non serve ad elogiare a dovere il portiere sloveno, anche perché il risultato di un gol dipende in buona parte dalla fase difensiva della squadra ancor prima che dalla singola giocata del portiere, per quanto in questa prima metà di stagione ce ne siano state diverse di giocate decisive in tal senso.
Per un’analisi del genere bisognerebbe utilizzare dei dati ben più complessi e di difficile spiegazione come gli xGA (expected goals against, ndr), ma noi non siamo qui per confutare o meno la bontà della fase difensiva nerazzurra, bensì vogliamo dare il giusto merito ad Handanovic usando dei dati che realmente espongano il valore del #1 nerazzurro e sui quali ci si sofferma sempre troppo poco: il miglioramento nel coinvolgimento del gioco palla a terra.
L’anno scorso Handanovic aveva mantenuto inviolata la porta 9 volte nelle prime 19 gare, un dato pressoché identico a quello attuale e non dice nulla in più sul valore dello sloveno, ma il suo coinvolgimento nella costruzione del gioco espone un evidente passo avanti del 34enne: l’Inter con il passare delle stagioni sta aumentando sempre di più la mole di possesso palla, sempre più spesso dal basso e giocoforza serve coinvolgere il portiere, ma si è sempre detto che Handa non avesse nel gioco nei piedi la sua arma migliore e che non potesse migliorare.
Niente di più sbagliato. Handanovic in questa stagione ha effettuato un netto e verificabile passo in avanti nel gioco coi piedi: sono quasi 30 i passaggi totali in più in situazioni di gioco aperto effettuati, più di uno e mezzo in più a partita e il 91% nella propria metà campo risulta essere completato. Samir coi piedi è migliorato esponenzialmente, risulta essere anche abbastanza preciso nei passaggi lunghi completandone uno su due, un dato molto interessante visto che molti di essi sono a scavalcare la linea di pressing prevista dagli avversari dando campo ai nerazzurri per poter impostare con più calma la transizione offensiva e in quest’ottica è rimarchevole il fatto che il 41,8% dei passaggi di Handanovic è destinato sulle corsie laterali proprio in quell’ottica di coinvolgimento nel gioco e ampiezza della manovra tanto ricercata e richiesta da Spalletti.
Questo è un dato che serve a elogiare il portiere sloveno, tenendo sempre a mente che è del 1984 e ha raggiunto un’età in cui difficilmente – sulla carta – si possono effettuare miglioramenti così sensibili in una parte così difficile del gioco. Per dare un metro di paragone, questi miglioramenti sono attesi dal Milan per Donnarumma che ha 15 anni in meno dello sloveno e suddetti miglioramenti sono meno evidenti a parità di condizione: in situazioni normali ci si sarebbe atteso un salto esponenziale nel rendimento coi piedi da parte di un nemmeno 20enne e non da un quasi 35enne sul finire della propria carriera, invece Handanovic si è messo a lavoro e per risultare utile alla causa e non solo con le sue parate ha fatto quello che in pochi si sarebbero aspettati.
Se bisogna elogiare Handanovic lo si faccia per questo, anche perché se si parla solo del rendimento fra i pali e dei clean sheet si entra in un campo minato che rischierebbe solo di sminuire lo sloveno e il suo valore.
(Giusto per correttezza, l’Inter rispetto all’anno scorso ha dei numeri migliori per quanto riguarda gli xGA concedendo occasioni meno nitide ai suoi avversari all’interno dei 16 metri avendo concesso meno tiri da contropiede rispetto a quanto venne fatto nella scorsa stagione a fine girone d’andata riducendo al minimo la pericolosità di essi in campionato. Quindi se Handanovic fa 10 clean-sheet è grazie anche alla retroguardia. Per il vostro bene non citate questo dato a Spalletti, potrebbe rispondervi in maniera molto nevrotica, avendone ben donde)