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Fiorentina-Inter. I nerazzurri come Dorando Petri: Lautaro, Perisic e tutto quello che serve per non parlare di Abisso

Parlare di calcio è necessario, soprattutto dopo la drammatica fine di gara cui abbiamo assistito ieri. Soffermarsi su blande polemiche, sul reiterarsi di invettive contro il Sistema porta al corroborarsi di una passione che ci accomuna tutti. La strada tracciata da Marotta è quella da perseguire: senza crocefiggere nessuno, si dovrà far pesare la situazione nelle sedi opportune. Perché scempi del genere non hanno senso di esistere e inevitabilmente gli errori di Abisso condizioneranno il cammino dell’Inter perlomeno nelle prossime uscite, non foss’altro che c’è il rischio concreto di giocare un derby con soli due punticini di vantaggio, anziché quattro. La partita contro la Fiorentina era vinta, mancavano una manciata di minuti. Ma così non è stato. Rivediamo quali sono stati i leit motiv della partita.

Pioli ha costruito un 4312 ibrido in cui Gerson ha svolto un ruolo chiave, accentrandosi in fase di non possesso per annullare Brozovic e costringendo il croato a vivere di palloni lunghi e ricezioni contrastate. In fase di possesso palla invece il brasiliano si allargava, creando scompiglio e ricevendo fra le linee alle spalle di Vecino, che nel primo tempo ha faticato molto a trovare la sua posizione.

I primi 30 minuti dell’Inter sono stati inconsistenti perché la distanza tra i reparti era gigantesca e la disposizione in campo di alcuni uomini – uno su tutti, Dalbert – risultava troppo accentuata nei confronti di una Fiorentina veloce e rapida, che vive di uno contro uno situazionisti. L’obiettivo della squadra di Spalletti doveva essere quello di rallentare il gioco e imprimere il proprio ritmo. Se Brozovic ha giocato una partita complicata, Nainggolan gli è venuto in soccorso presentandosi sempre al momento giusto in contrasto, vincendone più della metà e ritrovandosi spesso a contrastare di fisico gli avversari: in un paio di occasioni Chiesa gli guizza via in velocità, ma il Ninja è bravo ad arpionare il pallone e a tenere botta. Sintomi che dimostrano come il belga, questa volta sì, stia tornando nel pieno delle sue forze per la volata finale.

Con Nainggolan a pieno servizio e Vecino in grado di coprire certe distanze con qualità, la divisione dell’area di rigore è perfetta e paralizza la difesa della Fiorentina che si accoppia con gli attaccanti interisti e lascia Politano in 1vs1

L’Inter nella seconda metà del primo tempo ha alzato il baricentro ed è riuscita a proporsi con una certa costanza nella metà campo avversaria, spingendo sulle fasce. Lautaro Martinez, dopo una prima parte traumatica di gara, si è adeguato nella bagarre con Vitor Hugo e ha giocato sapientemente negli spazi, spalle alla porta, controllando palloni difficili e imbucando per ben due volte la difesa Viola: in un primo caso, è stato Perisic a essere mandato a tu per tu con La Font, nel secondo il pallone non arriva a Nainggolan per questione di centimetri. E, come se non bastasse ai teorici del 4,5 per Martinez, ha confezionato una giocata degna di Sports Center. ESPN, ci senti? Prego.

Perisic continua il suo periodo di forma smagliante, dimostrando che nel calcio è questione di testa. Il 44 nerazzurro è stato nel vivo del gioco grazie ai due Key Passes, con cui ha mandato in porta i compagni e in generale si è mosso bene su tutto il fronte offensivo, svariando con determinazione. È emblematico come, poco dopo il gol del 2-3 della Viola, si prenda carico lui del pallone e lo trascini sulla fascia in cerca di fortuna. Purtroppo, sui suoi piedi capita a tempo quasi scaduto il match Point definitivo, ma vanifica l’assist di Borja non centrando l’obiettivo.

L’Inter ha giocato una partita onesta, in linea con la crescita dei suoi giocatori e con le solite difficoltà nel gestire i novanta minuti di controllo e possesso palla. Nonostante queste difficoltà, ha difeso in maniera compatta non lasciando grossi spazia alla Fiorentina: in un’azione manovrata, la Viola è riuscita a fare un massimo di otto passaggi prima che l’Inter recuperasse palla.

Alla fine, la squadra di Spalletti è arrivata a un centimetro dal traguardo, ma come Dorando Petri è incespicata ad un metro dal traguardo. E se in quel caso i giudici sorressero il maratoneta, domenica sera abbiamo assistito all’esecuzione di Petri da parte dei giudici stessi. Adesso l’Inter è a due punti dal Milan e a tre dalla Roma. Il derby è fra due giornate, poi il calendario entra nel vivo e ci sarà da affrontare la Lazio. Infine, i giallorossi e la Juventus in casa. È tempo di uomini forti.

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