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A Torino passa tutto (e niente) dal centrocampo: sono finite le idee?

Le partite contro Sassuolo e Torino hanno messo in evidenza tutte le criticità strutturali e mentali dell’Inter, una squadra che ha sconfessato sé stessa nelle ultime due gare. Nell’atteggiamento più che nel gioco. La squadra di Spalletti è sembrata remissiva, irritante nella sua incapacità di organizzare una trama di gioco coerente. E si è dimostrata impotente nel tenere testa dal punto di vista fisico al Toro, che ha banchettato su tutti i duelli individuali per novanta minuti.

Il 3-5-2 con cui Spalletti ha affrontato Mazzarri è figlio soprattutto della situazione relativa agli esterni interisti: con Politano a mezzo servizio, Keita infortunato e Perisic e Candreva separati in casa, la soluzione migliore per il tecnico di Certaldo è stata quella di schierarsi a specchio… sperando che l’Inter tenesse testa ai giocatori avversari. Kaput.

Il primo problema che ha dovuto affrontare Spalletti, nel corso della gara di ieri è stato il pressing forsennato dei giocatori granata che hanno ingabbiato Brozovic. Il croato era marcato a uomo, e raddoppiato. Ha fatto molta fatica a girarsi, così che lo scarico sulla difesa è stata spesso l’opzione preferita. Dei 67 palloni toccati, Brozovic ne ha giocati quasi la metà (32) all’indietro. Per fare una comparison, contro il Napoli ne ha giocati 76 e all’indietro ci è tornato solo 22 volte. Sintomo che qualcosa non è andato per il verso giusto (eufemismo). Miranda non è a suo agio come centrale d’impostazione, di conseguenza la costruzione è risultata estremamente faticosa. E non ha portato alcun tipo di beneficio: l’Inter è scivolata sul piano partita del Torino e ha finito col rimanerne vittima.

I primi venti minuti sono stati una fiammata che si è spenta troppo velocemente, visto che ai movimenti a elastico di Icardi e Lautaro i centrocampisti dell’Inter non sono riusciti a dare sostanza alle azioni pericolose. Joao Mario e Vecino sono stati incapaci di fluidificare la progressione del gioco, lenti e macchinosi nell’ultimo passaggio. Il grafico dimostra l’inefficienza dell’uruguagio a partecipare attivamente a un calcio propositivo, pecca visibile a occhio nudo vista la magrezza della sua prestazione.

Lautaro ha cominciato a muoversi bene e ha il rammarico dell’occasione più ghiotta di tutta la partita dell’Inter. L’azione comincia con un suo movimento a uscire: si attiva in fase di ricezione spalle alla porta, poi si gira e semina il panico nella retroguardia granata. Nel frattempo, assistiamo al dispiegamento di Dalbert (ottimo come appoggio, meno come qualità dei cross tentati sui 90’) che arriverà al traversone basso che lo stesso Lautaro manderà fuori di pochissimo.

L’Inter ha dimostrato poca flessibilità anche nel leggere le criticità del Torino, che ha fatto della densità attorno al pallone la sua arma principale per neutralizzare la squadra di Spalletti. Il modo più logico e semplice per abbattere le linee del pressing sarebbe stato quello di aumentare il ritmo della circolazione e provare a ribaltare il lato: ma al di là delle complicazioni nel toccare una o due volte il pallone, l’Inter si è spesso posizionata male, senza dare ampiezza o profondità alle sue giocate. In questo caso, a ridosso dell’area di rigore è lampante il problema di spazi che attanaglia l’Inter: Joao Mario ha il pallone, ma nessuno sembra in condizione di riceverlo.

E il problema del posizionamento e delle distanze perdurerà per tutto il secondo tempo, in cui l’efficienza offensiva dell’Inter è stata nulla. In questo caso, vediamo come l’azione parta dal basso ma Brozovic si nasconde dietro l’attaccante del Toro, Vecino è in una posizione nulla e Nainggolan sia addirittura al cerchio di centrocampo, provocando una voragine che ha reso impossibile una transizione offensiva coerente con i dettami tattici di Spalletti, che predicava una squadra corta e verticale.

L’Inter non riesce più a risolvere i problemi legati al centrocampo, che contro squadre tignose e che dedicano la loro attività all’annullamento del gioco avversario non ha sbocchi offensivi. Inoltre, l’assenza di Politano per le prossime due partite potrebbe essere un ulteriore problema con il quale Spalletti dovrà fare i conti. La soluzione del rebus è ancora lontana dall’essere scovata, ma la sensazione è che gli errori in casa nerazzurra abbiano raggiunto il limite consigliato. Ulteriori passi falsi non verranno tollerati. E contro la Lazio è già una finale.

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