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Inter-Udinese: Xensiesta domina ancora, ma le cose da sistemare sono molte. Non tutto è da buttare.

La gara dell’Inter contro l’Udinese ha lasciato più di qualche muso storto in seno ai tifosi e agli osservatori: nelle prime due uscite stagionali la squadra di Conte aveva meglio figurato, aveva impressionato maggiormente, anche nei singoli. La rete di Xensiesta© (su cui abbiamo apposto il copyright preventivamente) ha deciso la gara, ma qui proviamo ad analizzare qualche spunto tattico e la gara contro la squadra di Tudor ce ne sono stati parecchi, anche positivi a dire il vero.

INIZIO SPRINT – La prima parte del primo tempo è stata praticamente un assolo nerazzurro grazie al 3-4-2-1 varato da Conte per l’occasione con il suddetto prossimo Pallone d’Oro che agiva in linea con Politano dietro a Lukaku, acciaccato per una botta alla schiena che lo ha condizionato visibilmente nell’arco della gara. L’Inter è stata per tutta la gara molto alta già con i terzi di difesa – su cui torneremo – recuperando palloni già nella metà campo friulana mettendo in difficoltà la mediana bianconera che ha girato a vuoto non riuscendo a entrare mai nell’azione né in una né nell’altra fase. Un esempio lo si vede quando su una rimessa laterale in zona difensiva dell’Udinese Skriniar recupera palla e Godin, ultimo uomo che fa ripartire l’azione, è con i piedi sulla linea mediana del campo: i biancoeri sono rimasti schiacciati a lungo e questo ha mandato in apnea la difesa avversaria a inizio gara.

Godin imposta la seconda uscita della squadra già nella metà campo avversaria con l’Udinese che nel frattempo deve risistemarsi in maniera adeguata

DIFENSORI PLAYMAKER – Alziamo le mani. Non pensavamo che Godin potesse ambientarsi così bene nel ruolo di terzo di destra. In fase difensiva non si poteva attendere un rendimento diverso dal solito, ma la chiave di volta arriva in fase di impostazione: 87 palloni giocati con 75 passaggi riusciti moltissimi dei quali in avanti, sempre o quasi con i piedi ben piantati nella metà campo avversaria e il passaggio per il gol di Sensi è di rara intelligenza: palla alle spalle di De Maio preso in mezzo fra la marcatura su Lukaku e il taglio alle spalle di Xensiesta© che ha avuto così il tempo di arrivare indisturbato sul pallone al bacio dell’ex Atletico Madrid. Non solo Godin, però. Skriniar completa 97 passaggi su 107 palloni toccati, de Vrij raccoglie l’en plein in una partita in cui agisce da vero e proprio playmaker basso: avere una linea difensiva che può garantire questa copertura mantenendo una posizione altissima (il baricentro dell’Inter in fase di possesso è sui 61 metri) può dare una svolta alla fase offensiva che ha così meno campo da coprire e può concentrarsi maggiorente su come finire l’azione e non su come arrivare nella zona pericolosa.

Quello che crossa è il terzo di destra della linea difensiva nerazzurra: è sui 25 metri avversari.

NOTE DOLENTI – Barella è apparso fuori fase. Non una bocciatura definitiva, anzi, ma un salto d’appello è consigliato all’ex Cagliari: non ha mai preso con piglio il pallone fra i piedi, è apparso sempre più preoccupato di non sbagliare che di fare bene e questo lo ha condizionato in entrambe le fasi. Lo stesso dicasi per Gagliardini, che però ha saputo reagire: dopo aver iniziato un po’ troppo passivo, difendendo più all’indietro che in avanti – proprio il peccato di Barella – ha iniziato a difendere andando avanti trovandosi sempre più spesso fronte alla porta e più vicino alla zona pericolosa. Il caso più evidente è quando Asamoah recupera il pallone nella metà campo avversaria e Gagliardini, già molto alto come posizione, ha campo da prendere avanti: la scelta finale è quella sbagliata, ma il concetto è quello giusto, uno dei due centrocampisti centrali deve potersi sganciare con facilità arrivando ai 20 metri a supportare gli attaccanti.
Altra nota dolente è tornato a essere il poco cinismo: l’Inter poteva chiudere in più occasioni la gara, ma invece la narrativa della gara è quella per cui i nerazzurri senza la stupida espulsione di De Paul avrebbero faticato maggiormente, sebbene l’Udinese fino al 34° avesse combinato pochino offensivamente, ma fosse sicuramente più attivo avendo imbrigliato Barella e Brozovic – marcato a uomo da Fofana -. Questo attacco spuntato visto sabato sicuramente è figlio delle difficoltà in manovra di Lukaku, ma non deve diventare un’abitudine. Lautaro, da subentrato, ha ovviato egregiamente alle difficoltà del belga facendo un lavoro encomiabile in fase di costruzione della manovra: i numeri dicono chiaramente come nelle azioni in cui è stato coinvolto Lautaro nei 22′ giocati l’Inter sia stata molto pericolosa generando palle gol nitidissime per un valore di 0.53xG, ma questo serve con continuità da chiunque giochi in quella posizione.

Gagliardini ha reagito a un ingresso un po’ morbido prendendo sempre bene il campo, ma sbagliando la decisione – questa, però, è una cosa aggiustabile col lavoro -.

In definitiva l’Inter è stata un filino già apatica del solito, meno incisiva, ma non per questo meno efficace e meno concentrata tatticamente. Il derby e prima lo Slavia saranno due gare importanti per dimostrare che questo passo indietro è stato quasi fortuito e dovuto a situazioni estemporanee. E Conte su questo siamo certi lavorerà come un martello pneumatico in questa settimana.

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