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L’analisi di Tottenham-Inter

Un rammarico, è innegabile. Arrivare a dieci minuti da una qualificazione partendo da una posizione di vantaggio lascia l’amaro in bocca, ma partendo dalle premesse estive arrivare a novanta minuti in questa condizione è un qualcosa di straordinario che però non deve essere vanificato all’atto dell’ultimo sforzo.

Con ciò detto, cosa non ha funzionato a Wembley?

Il risultato fa vedere il bicchiere più vuoto che pieno, ma la realtà è che all’Inter le note negative sono poche, ma che hanno inciso maggiormente sul rendimento della squadra di quanto non abbiano fatto le note positive.

La prima nota negativa è collegata alla prestazione della mediana nelle persone di Nainggolan e Vecino. Il belga – poi uscito a scapito di magnifico Borja Valero – ancor prima del problema fisico aveva mostrato difficoltà nella collocazione in campo non trovando la giusta distanza fra i reparti risultando troppo avanti per alleggerire la pressione sul centrocampo e troppo indietro per essere utile alla manovra prettamente offensiva: sono stati tanti i palloni persi indirizzati all’ex Roma risultati essere troppo corti o troppo lunghi che hanno rallentato la manovra facendo arretrare sempre di più il baricentro nerazzurro.

Nonostante le difficoltà iniziali i nerazzurri riescono a mettere la testa fuori, ma poi arriva questo

Asamoah sbaglia l’appoggio: Perisic non è in posizione, Nainggolan è troppo accentrato e Brozovic è indietro, consentendo a Sissoko il break. Arriva il contropiede veloce e l’ultimo errore che si può notare – prima di quello di Lucas Moura – è l’assenza di Vecino in copertura. Una costante questa delle mancate corse all’indietro che costerà caro all’Inter.

L’azione inizia con due errori di posizione fatali: Asamoah rimane preso in mezzo fra Son e Aurier escludendosi da solo dalla possibilità di coprire il coreano o di eliminare la linea di passaggio su Sissok, l’altro errore – derivato da esso, proprio come a Bergamo – è di Skriniar che vista l’assenza del terzino segue Son fuori dall’area forse troppo precocemente.

Arrivata la palla a Sissoko la situazione è compromessa: Brozovic e Asamoah sono tagliati fuori dalla corsa del mediano degli Spurs e la difesa è già spostatasi per seguire il movimento di Skriniar sull’out di sinistra rendendo necessario il rientro di Vecino – in teoria -. Ma questo non avviene perché, sebbene sia messo bene in campo rispetto ad Alli si fa attirare dalla palla eliminandosi de facto dall’azione.

Sono 5 uomini nerazzurri su due del Tottenham, ma la corsa sbagliata di almeno 3 di essi rendono la situazione un 2 vs 2 che viene sparigliato da Eriksen che a rimorchio, non seguito da nessuno arriva indisturbato a concludere. La cosa grave e che se anche non fosse arrivato Eriksen sul lato debole ci sarebbe stato Davies pronto a chiudere l’azione totalmente da solo per la mancanza di coperture della squadra, proprio come con Hateboer a Bergamo.

Da una situazione praticamente statica due movimenti errati seguiti da letture sbagliate di Vecino si è verificato l’irreparabile in una gara condotta comunque in maniera solida da parte dell’Inter.

L’ultima prestazione che ha inciso negativamente sulla prestazione di squadra è quella di Mauro Icardi. Non ci si addentri nell’infinita diatriba che lo riguarda, ma basta solo evidenziare un dato che ha inciso sull’abbassamento del baricentro nerazzurro: sono solo 4 i palloni toccati nella seconda metà di gara prima del gol di Eriksen nel momento della pressione e uno di questi è il contropiede sbagliato negli istanti prima del ribaltamento di fronte. In una gara che si era evoluta in una tale situazione avere la possibilità di lanciare la palla in avanti e prendere tempo avrebbe aiutato, ma la sua prestazione non è stata solida da questo punto di vista.

Tottenham-Inter, l’heatmap dei nerazzurri nel secondo tempo (da destra verso sinistra)

Queste tre prestazioni hanno poi contribuito ad avere un baricentro basso che nel secondo tempo è stato vicinissimo alla propria area di rigore.

Pochi errori, quindi, ma che sono costati tanto e forse troppo rispetto a quanto fatto vedere dagli uomini di Pochettino. Un qualcosa che non deve incidere però sul prosieguo di questo mese di dicembre che assume dei contorni importantissimi e decisivi, più di quanto in realtà ci si potesse augurare.

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