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L’Analisi – È giunto il momento di fare chiarezza e la fine non appare vicina

 Non c’è nemmeno bisogno di introduzione, non serve provare a indorare la pillola. Sono arrivati il diciannovesimo e il ventesimo punto dilapidato da situazione di vantaggio e questa volta l’Inter aveva addirittura recuperato non solo uno svantaggio iniziale, ma una bambola tremenda che per i primi 35′ aveva consentito all’Hellas di fare esattamente quello che voleva.

INIZIO DA INCUBO – Non serve Cannavacciuolo con la solita pacca spacca omero per capire che l’Inter ha approcciato come peggio non poteva questa gara. Dopo due minuti la solita difesa dell’Inter schierata a 4 con Young terzino a sinistra nelle fasi di transizione difensiva, si fa prendere in mezzo dall’imbucata di Lazovic che approfitta di un arrugginito Skriniar e un “titubante” Handanovic per infilare l’1-0 a freddo. Il buco sulla fascia destra dell’Inter è evidente e a dir poco imbarazzante: Candreva e Skriniar – che formano il triangolo sul lato con Brozovic – sono sempre presi in mezzo e disorientati dai movimenti di Dimarco e Lazovic sulla fascia che consentono poi a Pessina di inserirsi nello spazio lasciato vuoto alle spalle di un pigro e apparentemente svogliato Brozovic. Il 60% degli attacchi del Verona nella prima parte di gara arriva dal lato lasciato sguarnito dal triangolo citato in precedenza e solo la scarsa vena cinica dei gialloblu grazia l’Inter che in più di un’occasione sembrano prossimi a capitolare.

CONTROMISURE – Brozovic – nonostante per qualcuno sia stato addirittura ispirato in una delle sue peggiori uscite dal pre-quasi viaggio di sola andata verso Siviglia – per non dover fronteggiare più questa situazione è stato aiutato da una buona lettura di Antonio Conte che ha avanzato in maniera stabile de Vrij in una posizione ibrida fra linea di difesa e mediana consentendo di partire in anticipo sui tagli alle spalle dei mediani e poter recuperare palla più alto. Queste contromosse si sono spinte oltre nella ripresa: con Young visibilmente in affanno e Brozovic sostituito Conte decide di passare a una difesa a 4 stabile in fase di impostazione con de Vrij alzato sulla linea dei mediani con Borja e Vecino e Skriniar e Godin a comporre il duetto di centrali affiancati da Gagliardini terzino sinistro e Candreva sulla destra. Questa contromossa, nonostante il risultato finale e le polemiche che pervadono l’ambiente nerazzurro da decenni se non da secoli, ha la chiara soluzione di mantenere gli esterni dell’Hellas, già in debito di ossigeno, fuori dalle posizioni di competenza e quindi Young che parte da una ventina di metri più avanti riuscirà a servire bene Borja Valero nello spazio lasciato dal movimento in contro di Sanchez per trovare Lukaku e susseguentemente il gol del pareggio di Candreva. E dal lato di Young arriverò anche il 2-1 momentaneo grazie al solito cambio gioco tanto caro a Conte e alla sua Inter 2019/20.

SOLITO GOL ALL’ANTICA – Se siete convinti che la difesa a tre sia il male assoluto dovreste già sapere che qui probabilmente non si parla la stessa lingua. Ma per togliere qualsiasi tipo di dubbio lo scriviamo a chiare lettere: il gol preso da Veloso arriva con la difesa a 5 schierata dentro l’area con Vecino e Borja Valero in ripiegamento e Gagliardini leggermente attardato, ma sempre lì in zona. Non esiste la difesa a 5 nel credo di Conte, la difesa a tre di Conte sapete bene che ha movimenti diversi dalla difesa a tre di Mazzarri – che del ripiegamento dei due tornanti fa la sua esistenza -. L’Inter nei momenti che contavano ha subito gol importanti con la difesa schierata, arroccata oseremmo dire, davanti o dentro l’area e qui l’allenatore può ben poco. Rivedendo il gol si vede come Rrahmani superi di forza fisica Vecino – fresco e appena entrato – salvo poi trovarsi contro Godin e de Vrij che gli contrastano l’ingresso in area: a questo punto tutti gli uomini nerazzurri sono accoppiati con i loro pari gialloblu anche Borja Valero che però è pigro e scommette sull’intervento o di Skriniar o di Handanovic – anche per lui serata da dimenticare con due gol all’attivo non del tutto impossibili per lui – invece di seguire Veloso all’interno dei sedici metri.

Possiamo discutere dei cambi, delle tempistiche e di tutto. Ma Borja Valero, nell’occasione del 2-2, non è stato piantato in velocità da Veloso, era lì con lui fino a due metri prima del controllo. Non possono essere stati quelli ad aver pesato sulla sua già precaria condizione fisica. Non può essere Biraghi inserito al posto di Sanchez il placebo all’avanzata di Rrahmani che si fa beffe fisicamente di un uomo fresco come Vecino. Conte ha un rapporto complicato con i 5 cambi e lo ha dimostrato a più riprese, ma in questa gara di Verona si sono continuati a vedere i soliti pregi e i soliti tantissimi limiti di questa rosa con un chiaro omaggio anche ai limiti di inizio stagione che hanno impedito all’Inter di qualificarsi agli ottavi prendendo 3 gol nelle gare con Barça e BVB esattamente in questo modo, o perdere scontri diretti come quello con la Juve proprio con un gol a difesa schierata.

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