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L’ANALISI – ¡Qué Maravilla! Alexis diventa centrale, le fasce tornano a funzionare. E l’Inter gioca per 90 minuti

Contro il Brescia l’Inter si ricorda che questa sarebbe dovuta essere la prima settimana di Wimbledon e in un match che ripercorrere quello che sarebbe potuto essere un primo turno, da terza testa di serie del tabellone si sbarazza in assoluta facilità del suo avversario – di classifica non lontanamente paragonabile – con un rotondo 6-0 che non lascia spazio ad alcun tipo di recriminazione.

La partita non è stata semplicemente facile dal punto di vista del risultato, ma anche dal punto di vista della condotta di gara con i nerazzurri che non hanno avuto problemi se non in un’unica e singola occasione al 3° minuto di gioco.

Costante, rispetto alle prime uscite stagionali, la volontà di ruotare da parte di Antonio Conte che cambia il quarto terzetto difensivo su quattro gare di campionato con questa volta D’Ambrosio a giocare al fianco di de Vrij e del rientrante Bastoni; in mezzo un ritorno alle origini con Borja Valero – di cui parleremo più avanti – e Barella al fianco di Gagliardini e Moses e Young a completare la linea mediana. Davanti, Sanchez e Lautaro tornano a giocare insieme dopo i lampi vistisi contro la Samp e il Barcellona quasi 10 mesi fa ormai.

INIZIO MARAVILLOSO – L’Inter è sicuramente entrata in campo con un piglio diverso rispetto alla gara di Parma e con un baricentro molto più alto che ha consentito sin da subito di manovrare al meglio il pallone limitando al minimo le possibilità di contropiede delle rondinelle. La manovra è apparsa fluida, il giro palla da dietro – eccezion fatta per l’errore di Gagliardini – non ha risentito della pressione bresciana trovando sempre lo sfogo immediato sulle fasce direttamente dai difensori, senza interpellare i tre di centrocampo che hanno impegnato le loro forze nell’approfittare della superiorità numerica con i piedi già stanziati nella metà campo avversaria. Per far sì che tutto questo fosse ottimale, è stato decisivo Alexis Sanchez: mai fermo, sempre in movimento agendo da seconda punta rispetto a un ispiratissimo Lautaro (per cui i gol arriveranno, è solo una questione di quando, non di se) ha praticamente fatto il playmaker alto smistando qualsiasi pallone gli passi dai piedi in maniera eccelsa. Sui primi quattro gol colleziona due assist, un gol, un’apertura determinante per l’assist di Young per D’Ambrosio e il passaggio illuminante per Moses da cui deriva il rigore. Indiavolato. E la sua posizione è stato il vero coltello rovente nel burro rappresentato dalla difesa del Brescia. Questa sua posizione da seconda punta, con un Lautaro impegnato ad allungare la difesa e gli esterni in grado di prendere lo spazio concesso dai terzini avversari ha consentito a Moses e Young di poter ricevere il 90% delle volte fronte alla porta e in movimento. E questo cambia radicalmente la musica. Non a caso l’80% delle azioni del primo tempo è arrivato dalle fasce a fronte del 70% del secondo tempo in cui i ritmi sono sensibilmente calati e il Brescia sparito.

Il gol del 3-0: spaziatura orribile della difesa del Brescia e lettura eccelsa di Sanchez (Credit: @InterYaLautaro)

CAMBI OCULATI – Con la gara già decisa all’intervallo, Conte ha potuto fare una cosa che sinora non ha mai potuto fare: gestire le energie al meglio. Fuori de Vrij per 45′, Moses out Lukaku e Eriksen inseriti a tempo debito per poter mettere minuti nelle gambe – essendo comunque indietro di condizione tutti quanti – e Barella a riposo con ancora mezz’ora di tempo. Brozovic non ha visto nemmeno per sbaglio il terreno di gioco, non serviva rischiarlo, ma non per questo si sono tirati i remi in barca. Anzi. Il ritmo è anche calato, ma le giocate sono state sempre eseguite come vuole Conte, si è sempre cercato di mettere in atto i dettami di gioco insegnati e il tecnico non ha mancato di arrabbiarsi quando questo non veniva fatto perché non sono stati 45′ di passeggiata, ma un modo per far provare a tutti quello che si deve fare in una partita ufficiale e che viene provato in allenamento.

BORJA VALERO – Lo spagnolo merita un capitolo a sé stante. È giusto che sia così perché, per quanto sia facile e immediata l’ironia sulla sua età, nella gara contro il Brescia ha ricordato se ve ne fosse bisogno che l’importante è che corra il pallone, non le gambe. Specialmente per un centrocampista centrale. La gara contro il Brescia si candida a essere il manifesto del rimpianto per non averne mai potuto godere a pieno ritmo. C’è un dato che esprime al meglio la qualità di questo giocatore: la somma degli xG in cui lui è stato coinvolto è di 1.52, nessuno dei titolari ha fatto meglio di lui, nemmeno Sanchez che è stato coinvolto in ognuno dei primi 4 gol. Ovviamente va fatta la tara sull’avversario e qualsiasi considerazione del genere, ma questo giocatore, per qualità, è stato da sempre sottovalutato in nerazzurro e Conte potrebbe farlo tornare utile in un periodo così intenso e con un’importanza così evidente della qualità rispetto alla quantità. Non può essere un caso che Sanchez e Borja Valero, i due qualitativamente migliori nell’11 iniziale da centrocampo in su, siano stati i due che hanno messo in movimento più compagni di squadra e che hanno trovato più giocate.

Con il Bologna sarà una gara diversa, se non fosse per la presenza di un tridente offensivo diverso per schieramento e caratteristiche da quello del Brescia, ma adesso Conte può aver stabilito delle gerarchie in alcune zone del campo e sa quali sono i giocatori che possono fare la differenza e quanto – ora più che mai – i cambi siano importantissimi e da tenere in considerazione già in fase di scelta del XI iniziale.

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