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Si scrive Inter-Verona, si legge Flamme Rouge

L’Inter ha scollinato in vetta al Poggio, ma potremmo tranquillamente dire che ha passato indenne anche l’ultimo tratto di pavé e sta dirigendosi verso il velodromo di Roubaix indisturbata se non da intoppi di percorso che poco hanno a che fare con le avversarie e molto hanno a che fare con se stessa.

La gara con il Verona rappresentava il momento iconico della corsa verso il 19°: era tutto scritto affinché diventasse in qualsiasi caso una di quelle partite che nei cofanetti celebrativi ci entra di diritto o nel bene o nel male; l’Inter viene da due pareggi esterni, a San Siro non faceva un risultato diverso dalla vittoria da 12 turni e gli avversari vengono da 6 sconfitte nelle ultime 7 e nei precedenti non hanno mai vinto a casa dell’Inter nella propria storia.

Vedete proprio che era tutto pronto, no?

E invece l’Inter ha trattato questa partita esattamente come ha trattato tutte le altre di questa seconda parte di stagione.

Pochissimi brividi in fase difensiva – sì, sappiamo cosa state pensando e ci arriveremo più avanti – una buona gestione della fase offensiva con però troppi errori individuali e tecnici che fino a qualche settimana fa non si erano visti. Insomma, è stato il replay della gare con il Cagliari, con il Sassuolo, con il Bologna, con il Parma e col Genoa.

Non si tratta di un voler parlare a posteriori, di un bieco tentativo revisionista di rendere più tranquillo il percorso nerazzurro: si tratta della mera realtà. L’Inter, come andiamo cianciando nelle puntate del podcast dedicato all’Inter dal momento in cui è stato sdoganato l’uso improprio della parola contropiede per descrivere gli attacchi nerazzurri, non ha mai dato l’impressione di essere vicina alla capitolazione, nemmeno contro il Napoli che era sicuramente l’avversaria più forte del novero. E contro il Verona di un competentissimo e validissimo Juric gli uomini di Conte non solo hanno tenuto il dominio del pallone per 75 minuti facendo venir meno i vaneggiamenti su pullman e barricate, ma pur concedendo spazio agli scaligeri raramente si è avuta l’impressione di essere vicini a subire un gol che avrebbe potuto complicare sensibilmente il match.

Eppure.

Fra l’ansia insita all’interno dei tifosi nerazzurri e l’assenza di abitudine nel gestire queste situazioni, anche ieri si è vissuto uno psicodramma, fortunatamente evitato dalla chiamata arbitrale di Abisso. Meglio soprassedere su qualsiasi altro tipo di valutazione.

Insomma, l’Inter ha rischiato di mettere il piede a terra sul Poggio, ma ciò non è avvenuto e comunque da dietro hanno tutti dato per persa la situazione. E questo lo ha notato chiunque tranne gli interisti.

Dietro la fuggitiva non solo non c’è accordo, ma si stanno dichiaratamente gestendo le forze per poter avere più chance di salire sul podio finale: l’Atalanta continua a recuperare il terreno perso qui e lì, il Milan che ha attaccato troppo presto ora ondeggia come un Voeckler qualsiasi e guai a darlo per moribondo, la Juventus che partiva per fare corsa dura ha sbagliato il cavallo su cui puntare (paragoni con la vera Sanremo 2021 e il Team Ineos, chiaramente voluti) e ora rischia di perdere il treno, il Napoli senza mai finire sotto la lente di ingrandimento è lì e non da segni di cedimento e sullo sfondo si vede la Lazio pedalare bene, mentre la Roma ha già alzato inserito il rapporto leggero e farà defaticante da qui a fine stagione.

Eppure i tifosi dell’Inter hanno sempre cercato di trovare un rivale su cui prendere i riferimenti perché – diciamolo chiaramente – come i giocatori, anche i tifosi hanno dimenticato come si gestiscono queste situazioni. Perso lo status di inseguitrice e acquisito quello di lepre i tifosi nerazzurri hanno dovuto ricalibrare tutto quanto risultando anche spaesati e persi mano a mano che il distacco aumentava.

Conte e i suoi uomini hanno gestito alla perfezione il percorso, al netto di qualche problema nelle fase iniziali: sono arrivati al momento cardine della stagione in una condizione invidiabile e in uno stato mentale clamoroso. L’Inter ha mostrato una maturità e una consapevolezza che in pochi le riconoscono: quando tutti davano per complicato il ricongiungimento con il Milan, quando tutti consideravano la Juventus ancora invischiata e la sola rivale temibile, gli uomini di Conte hanno abbassato la testa andando del loro passo.

Se riuscite a seguirci, bravi voi – bofonchiava Conte a mezza bocca mentre la sua squadra aumentava il wattaggio e inseriva rapporti vieppiù duri – Altrimenti ci vediamo al traguardo“.

E con l’1-0 sul Verona adesso all’Inter non rimane che la discesa dal Poggio da effettuare in sicurezza e decisione; ogni curva va gestita con la fermezza e il piglio che questa squadra ha dimostrato di padroneggiare lungo questi primi mesi del 2021.

E poi una volta raggiunta l’Aurelia ci si prepara per via Roma perché l’Inter ha staccato tutti e il momento di alzare le braccia si sta avvicinando.

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