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Welcome Calhanoglu – L’analisi del nuovo acquisto dell’Inter

Hakan Çalhanoğlu.

Se proprio non avete voglia di scrivere gli accenti turchi – come darvi torto – va bene anche solo Calhanoglu.

Non importa la pronuncia perfetta che prevederebbe l’aspirazione prima della seconda “a” o l’elisione della “g”, ci accontentiamo semplicemente della scrittura corretta. Salvatelo nelle note, mettetelo nelle scorciatoie della vostra tastiera, fate qualsiasi cosa ma vi preghiamo con il cuore in mano di non farci ripiombare nell’incubo Thohir che nonostante fosse tutto sommato semplice da scrivere ha regalato perle assolute su qualsiasi livello, non solo sui social.

Bene, lasciamo da parte la nostra vocazione da signor Precisetti e torniamo in quella che più apprezzate: quella di cialtroni che amano parlare di calcio e di cose di campo.

Prima cosa da chiarire subito: il turco è un giocatore totalmente diverso da Luis Alberto. Sicuramente si tratta di giocatori entrambi molto tecnici, ma il turco cerca molto di più la porta in assoluto e ama catalizzare molti più palloni nella metà campo offensiva, specialmente nell’ultima stagione che lo ha visto assoluto protagonista in ogni ambito.

Nella scorsa stagione ci siamo trovati a più riprese a parlare del turco da avversario, specialmente prima e dopo il derby di andata quando la sua posizione alle spalle di Brozovic ha letteralmente fatto impazzire la fase difensiva di Antonio Conte. Ed è lì che lui può fare la differenza quando trova continuità, uno dei punti labili della carriera dell’ex Bayer Leverkusen: metterlo nelle condizioni di poter giocare con il discreto spazio fra le due linee sarà indubbiamente importante per le sorti della sua stagione.

La zona che dovrebbe andare a ricoprire nell’ipotetico 3-5-2 di Inzaghi è quella del centro-sinistra della mediana, quella attualmente ricoperta da Eriksen. E incidentalmente è la stessa zona da cui prediligere partire lui per poi gestire la giocata, che si tratti di conclusioni (essenzialmente da lontano e arriveremo anche a questo) sia che si tratti di passaggi finali.

 

È anche vero che con il Milan era in solitaria a gestire quella zona di campo, se non per qualche sparutissima apparizione di Brahim Diaz che ama fare lo stesso tipo di lavoro: questo vuol dire che il turco ha avuto più spazio attorno a sé all’interno del quale ricollocarsi sulla base delle varie situazioni di gioco. Ciò però all’Inter difficilmente potrà accadere con una delle due punte a venir fuori, con l’altra mezzala che segue costantemente l’azione sulla catena di destra (non siamo ancora pronti a parlarne) gli spazi saranno giocoforza più intasati e la qualità dei palloni dovrà essere superiore perché la quantità si abbasserà drasticamente.

Anche le corse di Calhanoglu dovranno essere più intelligenti e qualitative e meno impulsive per non disperdere le energie: il turco è stato il secondo nella scorsa stagione con la maglia del Milan per KM percorsi dietro a Kessié e questo in più di un’occasione ha levato lucidità nell’ultimo terzo di campo accontentandosi di tiri da lontano con troppa facilità: sono state solo 22 le conclusioni da dentro l’area di rigore per Calhanoglu in condizione di azione manovrata su 61 totali, poco più di un terzo.

L’altra faccia della medaglia è che l’Inter potrà avere a disposizione un giocatore che ama calciare da lontano dando un’arma in più a una squadra che da tempo difetta in questo aspetto, ma sicuramente la ripartizione delle conclusioni dovrà essere più oculata, figlia di una costruzione adeguata e non frutto di una decisione improvvisa in condizioni sfavorevoli che rendono il tutto meno pericoloso.

Poi c’è la fase difensiva. Ci sarebbe, in realtà. Non che Hakan non sia in grado di farla, specialmente nella metà campo avversaria, altrimenti non si giustificherebbero i chilometri percorsi quest’anno, in realtà è un pensiero quasi secondario per il #10 della Nazionale turca: si applica, ma non ne fa una questione di vita: nei contrasti risulta spesso restio nel mettere la gamba sebbene ne sia capace come dimostrano le sue gare con la Turchia prima di questo Europeo; tende spesso a commettere fallo proprio per questa sua incapacità nel leggere il tempo del contrasto. Per assurdo riesce meglio a leggere le linee di passaggio intercettando poi il pallone rispetto allo scontro fisico.

Sicuramente se al Milan poteva concedersi qualche giro di riposo in difesa, specialmente quando il pallone lo superava o quando l’attacco avversario era stanziale e stagnante, con la maglia dell’Inter dovrà lavorare parecchio sulle corse all’indietro per agevolare il lavoro di Bastoni dal suo lato e dell’esterno di parte evitando loro di essere presi in mezzo dalle triangolazioni avversarie. Questo dando per scontato che Inzaghi mantenga lo stesso sistema visto alla Lazio senza inventarsi altre soluzioni tattiche, ma per questo dobbiamo aspettare le prime amichevoli dell’Inter, non si possono fare supposizioni basate sul nulla in questo istante.

Quello che è certo è che l’Inter a parametro zero è riuscita a sottrarre uno dei migliori giocatori alla seconda classificata dello scorso anno: possiamo discutere sulla bontà del contratto, ma coi parametri zero è sempre così, si evitano i costi del cartellino con relativo ammortamento futuro per poi magari iper-valutare lo stipendio annuale (posto che fra la proposta del Milan di 4 e l’offerta dell’Inter balla “soltanto” 1 milione, nulla di eccezionale). Adesso bisognerà solamente valutare il suo ambientamento sull’altra sponda del Naviglio e come lo inserirà Inzaghi nella sua nuova Inter.

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